“cu nesci, arrinesci”, 2020/21

Il mio primo progetto curatoriale

L'immagine guida del progetto "cu nesci, arrinesci"

Con immenso piacere, presento la mostra fotografica “cu nesci, arrinesci“, esposta presso lo Spazio Espositivo PR2 di Ravenna dal 1 al 17 Aprile 2022.

Il punto di partenza su cui ho lavorato è il progetto fotografico di Alessandra Valletti “I don’t remember coming home” [titolo originale], che mi ha coinvolto sentimentalmente prima ancora che esteticamente.

A questo progetto ho applicato la mia personale ri-lettura, tradotta in una soluzione allestitiva e in un libro fotografico.

Con Alessandra – della quale sono amica prima ancora che collega – condivido una fortissima passione per la fotografia e l’editoria.

Anche per questo, abbiamo deciso di far approdare “cu nesci, arrinesci” in due nuove forme: un allestimento pensato ad hoc per le sale di PR2 e un prodotto editoriale.

Il libro – pur non essendo “catalogo” – dialoga perfettamente con l’esposizione; integra la visione dello spettatore con un numero maggiore di fotografie.

Più nello specifico, la serie esplora – nell’arco di diversi anni – atmosfere familiari che hanno come teatro la casa dei nonni di Alessandra.

Il contesto nel quale è inserita questa storia è l’aspra terra messinese, divisa tra terra e mare in un “moto perpetuo e marittimo” (dal testo introduttivo di “I don’t remember coming home” di Alessandra Valletti).

L’affetto viscerale per questa dimora di famiglia eternamente immobile si contrappone al forte senso critico dettato dalle condizioni di vita, che caratterizzano la quotidianità dei nonni di Alessandra.

La Sicilia appare come una terra destinata a non cambiare, una condizione ambivalente nella quale Alessandra si trova piacevolmente confortata ma della quale continua a non comprenderne i meccanismi.

Come un’onda torna ancora quel senso di contraddizione. Le case di famiglia ed in particolare dei propri nonni fanno venire a galla sentimenti che non credevamo di poter provare, ci rendono nostalgici rispetto a ricordi che non abbiamo vissuto e generano insicurezze che ancora dobbiamo sperimentare. Ci proiettano in una pellicola cinematografica, accelerata e a grana spessa, dove siamo immersi come protagonisti ma che non riusciamo a sentire completamente nostra.

dal mio testo introduttivo

L’aspetto che mi è piaciuto di più è stato scrivere il testo introduttivo di “cu nesci, arrinesci”.

Leggere e interpretare una storia intima, non tua, è sempre difficile. Bisogna essere in grado di parlare di cose non viste o sentite ma soprattutto sentimenti non provati.

Non solo, fare un operazione di curatela significa abbracciare una storia e maneggiarla con cura, fino a darle una nuova forma che la rispetti e conservi.

Lascio qui l’estratto che conclude il mio testo.

“In “cu nesci, arrinesci” i quattro confini dell’immagine fotografica racchiudono quest’impossibilità di staccarsi dalle proprie radici, tra dolci ricordi ed amari rimpianti, tra teneri sguardi ed aspre condizioni di vita. I luoghi parlano per l’umano e i corpi parlano per la terra: nella serie di Alessandra i piccoli gesti e i vasti campi si intrecciano in un racconto narrato da una prospettiva interna ma distante. Come accade con lo scatto fotografico, la casa dei nonni di Alessandra sembra ferma e bloccata nel tempo, in un attimo immutato e immutabile”.

dal mio testo introduttivo

Tanti materiali inerenti alla mostra “cu nesci, arrinesci” si trovano sul profilo Instagram di @pr2spazioespositivo

Pubblicato da Alice Naso

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