Alien

Progetto Staged Photography


Alien è un progetto che nasce dal connubio e dal dialogo di più elementi.

Ho scelto di cominciare il mio percorso analizzando e studiando il lavoro di uno specifico autore, Richard Tuschman. Da quest’ultimo ho prelevato essenzialmente i materiali di lavoro: abbiamo quindi una casa delle bambole e di conseguenza uno spazio casalingo e arredamenti in miniatura.

Potato Eaters, Once Upon a Time in Kazimierz © Richard Tuschman, 2016

Il mio progetto ruota attorno al concetto di dimensione.

L’estensione e le proporzioni delle cose sono sempre, erroneamente, direttamente proporzionate alla loro importanza e credo che la nostra situazione globale attuale ne sia la diretta testimonianza.

Trovarsi di fronte ad un pandemia mondiale ha fatto sì che ci si interrogasse sulla reale condizione dell’uomo, non solo in riferimento alle fasce povere del pianeta ma anche ai livelli più alti della società.

Un virus grande tra gli 80 e i 160 nm, invisibile agli occhi, manda in cortocircuito nazioni e stati, mette in ginocchio sistemi sanitari e sistemi economici.

Non è la prima volta che un’epidemia mette in crisi tutto e tutti, culture e religioni, metropoli e villaggi, eppure in un’era in cui il mondo sembra crescere ed evolversi contro ogni aspettativa, una condizione in cui si vedono strade deserte e gente costretta in casa risulta surreale.

Forse proprio in un mondo in cui ogni cosa è ormai diventata sempre meno materiale e tangibile, un’entità estremamente piccola ma comunque concreta è in grado di farci inchinare di fronte alla natura dei fatti.

Ho allora voluto invertire la prospettiva e far diventare ciò che è grande piccolo e viceversa; una mano sovrasta un’abitazione, l’abitante sovrasta l’edificio.

La foto che apre la serie è proprio una ripresa molto vicina di un palmo che letteralmente tiene in mano la vita di una persona, incorniciata nella piccola fotografia. Le stanze sono originariamente attraversate da questa luce che taglia gli spazi e si insinua prepotentemente all’interno, come qualcosa di inaspettato.

Ad un certo punto appare ciò che non ci aspetteremmo: una mano, dalle dimensioni insolite e ambigue, privata della sua immagine classica. La stessa mano che convenzionalmente accoglie, ora diventa mostro alla porta e circonda l’abitato nonché la vita al suo interno.

Nell’ultimo scatto abbiamo il riposo della figura grottesca: dopo aver compiuto il misfatto ed essersi appropriato di ciò che gli spetta di diritto, il mostro si accascia e sosta.

Credo fortemente nella ciclicità della storia.

Ogni equilibrio verrà prima o poi ripristinato. Abbiamo privato alla natura di tanto ed ora essa in parte, con modalità e dimensioni che mai ci saremmo aspettati, si riprende ciò che è suo.


Ecco una foto ricordo, della mia infanzia, in cui sono immortalata insieme alla mia famiglia e il soggetto degli scatti. La piccola, e al contempo grande creazione, proveniente direttamente dall’Australia, si trova infatti alle mie spalle. Un gioiello realizzato a mano, con materie prime iper realistiche. Ancora oggi è conservata a casa di mia nonna, con l’obbiettivo di tramandarla e utilizzarla in altri miei progetti.

Una giovane artista che ho avuto modo di conoscere, Elena Helfrecht, ha avuto modo vedere il mio progetto, il quale le ha suscitato il ricordo di un’altra opera. Mi ha infatti consigliato la visione del video Darkness, Light, Darkness, uno stop motion ideato da Jan Švankmajer nel 1889.

È estremamente curioso vedere come, incosciamente, io abbia ripreso gli stessi soggetti di tale video-produzione. Riporto qui uno screen che rende la citazione più che esplicita.

Una mano dalle sovra-dimensioni che si avvicina ad una porta di una casa in miniatura.

Questo per ricordarci quanto la storia e l’arte si muovano secondo cicli, che compiono uno specifico movimento, continuando a tornare su sé stesse. Ed ancora una volta torno all’ambito della filosofia, citando un pensatore solitario che si pose tra la grande filosofia europea e la tradizione umanistica del Seicento.

‘Corsi e ricorsi storici’

L’uomo è sempre uguale a sé stesso, pur nel cambiamento delle situazioni e dei comportamenti storici. Ciò che si presenta di nuovo nella storia è solo paragonabile per analogia a ciò che si è già manifestato.

– Gianbattista Vico

Pubblicato da Alice Naso

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